Antonio Biganzoli
7 Dicembre 2019
Grafismo arcaico
rilievi di incisioni rupestri
dal 7 dicembre 2019 al 29 febbraio 2020
a cura di Ubaldo Rodari
testo e presentazione di Antonio Biganzoli
Sulle montagne e nei boschi, le pietre e le rocce sono presenze parlanti: narrano di trasformazioni geologiche, ghiacciai che le hanno ricoperte, trasportate e levigate, frane sconvolgenti, sole, piogge e geli che le hanno erose e trasformate. Nella montagna più alta ornano il paesaggio; nei boschi stanno immobili, un tutt’uno con alberi cespugli e muschi; sono elementi vivi ed espressivi, pur se enigmatici, della foresta.
A volte parlano di uomini che le hanno incise con i segni più vari, quelli più recenti sono: iniziali, alcune date, giochi come il filetto (la tavola mulino), scarse le figure, prevalgono i segni essenziali. Se non datati la loro età è indefinibile ma, almeno per le iniziali, volendo, con pazienti ricerche negli archivi dei paesi, si possono rintracciare i loro autori; allora ritorna un mondo di pascoli, sentieri, alpeggi, scomparso da non molto ma ormai dimenticato.
Poi vi sono le incisioni più antiche, molto più antiche, che le pietre hanno conservato; i loro autori sono stati pastori, contadini di montagna, sciamani, monaci, viandanti. Anche su queste sono poco presenti le figurazioni di oggetti, uomini ed animali che si limitano ad alcune importanti concentrazioni ma limitate a poche zone delle Alpi, (Valcamonica, Monte Bego, Valtellina). Si trovano, invece, episodicamente ma con una certa frequenza, nelle montagne e colline moreniche, ovunque vi siano pietre, delle incisioni del tutto astratte. Sulle rocce o sui trovanti si possono vedere segni imperscrutabili, misteriosi e affascinanti, assolutamente desueti alla memoria, inquietanti come le cose sconosciute, sembrano realizzati da extra-terrestri, eppure sono opere umane. Sono piccoli incavi a coppa, ricavati per percussione litica, levigati all’interno, a volte sono collegati da canaletti, a volte sono sparsi, spesso formano aggregati e composizioni di aspetto logico e significante, ma non si riesce a carpirne il messaggio. Hanno però una caratteristica che li riconduce al razionale: la loro collocazione in punti panoramici o dominanti, creste, valichi e passi, incroci di percorsi, prossimità di acque e sorgenti. In una porzione di territorio sufficientemente vasta ove vi siano incisioni si può verificare in molti casi la corrispondenza visiva tra i siti, indice di una rete di relazioni. Vi sono pochi dubbi che si tratti di realizzazioni volte alla comunicazione (una presenza, un concetto, moti spirituali, segnalazioni utilitaristiche, espressioni di ritualità). Si è tentati di attribuire loro una valenza di scrittura ante-litteram. In effetti comprendono spesso segni quasi uguali o molto simili ricorrenti anche in zone piuttosto distanti tra loro, ne proponiamo qui alcuni esempi dal Verbano, dal Ticino e dal Comasco. Anche se, indubbiamente, l’attribuzione di “scrittura” può sembrare avventata, l’osservazione di questi esempi fa comunque pensare che ci troviamo di fronte a un linguaggio.
Con “varianti regionali” le incisioni coppelliformi sono presenti un po’ ovunque nel mondo, il loro studio è stato intrapreso in Europa fin dall’Ottocento ma senza che ne emergessero interpretazioni scientificamente attendibili. L’archeologia rupestre ufficiale ne attribuisce il massimo della diffusione alla protostoria (età del bronzo, età del ferro), le registra ma non ne indaga valenza e significato.
Il rilievo
In genere per documentare le incisioni rupestri si ricorre al rilievo secondo varie tecniche. Possiamo elencare: il disegno, il frottage; il calco con gesso o resine è stato abbandonato perché potenzialmente lesivo della superficie. Ultimamente, in Valcamonica, è stata sperimentata una tecnica laser-scanner estremamente precisa e in grado di restituire la tridimensionalità, ma sofisticata e costosa. Il metodo più adottato oggi è il cosiddetto “rilievo a contatto” su foglio di plastica trasparente e rilevamento dell’incisione con pennarello indelebile. In questa mostra sono presenti le tre tecniche del disegno, frottage e rilievo a contatto; i fogli dei frottage e dei rilievi a contatto esposti alle pareti restituiscono la reale dimensione delle incisioni e sono presentati così come sono stati realizzati sul luogo dell’incisione.
Valore grafico
Abbiamo già accennato alla natura astratta ed enigmatica di queste espressioni; inoltre raramente nel luogo dell’incisione si riesce a cogliere pienamente la valenza della composizione; solo sulle superfici litiche particolarmente lisce, sgombre da rugosità, accidenti o fessurazioni, si può pienamente avvertire il disegno d’assieme.
Il rilievo, a frottage o a contatto, pur nella sua imprecisione, ha tuttavia il pregio della restituzione piena dei contorni e, soprattutto, dell’immagine complessiva. Si può dire perciò che i rilievi cosiffatti ci forniscano l’essenza del messaggio, ci trasportino nella mente dell’incisore che ha affidato il suo pensiero, o la sua comunicazione, alla pagina di pietra.
Anche se non sappiamo se l’estetismo fosse nelle intenzioni di chi incideva, la natura estetica di questi rilievi non può sfuggire all’osservatore. La forza dell’incomprensibile messaggio si palesa nonostante, a volte, non sia frutto di un’unica mente pensante; è infatti molto probabile che un notevole numero di incisioni a coppelle sia stato realizzato a più mani, non quindi da un solo “artista”.
Colpisce anche la “modernità” delle forme e delle simbologie, che molto assomigliano ad alcune utilizzate nelle opere contemporanee, tanto da persino accomunarci agli antichi incisori, se non negli oscuri significati almeno nella sensazione visiva.
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